Quando la casa da sogno di questa giovane coppia non si è rivelata sicura per il loro bambino, i Lions si sono attivati ... portandosi le cinture porta attrezzi.
Mi ricordo che dopo che erano passati quella sera, ho avuto questa forte sensazione. Volevo conoscere i miei vicini, ed eccoli qui che offrivano il loro aiuto.
Jay e Veronika McHugh vivevano vicino a centinaia di persone ma non ne conoscevano nessuna. La vita frenetica della città di Ottawa in Ontario li portava a sognare di vivere in una comunità con legami più stretti in cui possedere una casa, crescere una famiglia, e conoscere i loro vicini.
Con “incosciente ambizione”, dice Jay, decisero di acquistare e rinnovare un casale di legno di 150 anni in un tranquillo paese di campagna chiamato Carleton Place.
È lì che alla fine hanno trovato la loro comunità. Ma sono stati i Lions, parte di un’organizzazione di cui Jay aveva solo vagamente sentito parlare, ad aprire loro le braccia ed ad aiutarli a trovare quella comunità.
Priorità
Due anni dopo che i McHugh si trasferirono nella casa, venne alla luce il loro primo figlio, Peter. Jay tolse il rivestimento e chiuse le fessure all’esterno, rifece la stanza di Peter, ed era alle prese con la costruzione di un nuovo bagno. La casa era sottosopra, ma stavano avanzando verso il loro sogno.
Poi, le priorità cambiarono completamente.
Nel luglio 2015, appena prima del suo terzo compleanno, a Peter fu diagnosticata la leucemia linfoblastica acuta. A peggiorare le cose, con tutta la polvere e i muri in legno esposti, la casa non era agibile per qualcuno con quella patologia.
I McHugh vennero accettati alla casa Ronald McDonald di Ottawa, vicino all’ospedale dei bambini di Eastern Ontario dove Peter si recava per la chemioterapia. Jay lasciò il suo lavoro di rappresentante per passare le giornate con Peter quando Veronika, un’infermiera, era al lavoro. Il venerdì, faceva la borsa e guidava un’ora per tornare a casa, dove lavorava instancabilmente per rendere vivibile la casa mentre Veronika stava con il loro bambino.
Per un anno, lei non tornò mai a casa.
Impararono a vivere un giorno alla volta. La ristrutturazione era troppo impegnativa per loro per poter pensare con chiarezza a quando sarebbero potuti tornare a vivere come una famiglia nella loro casa.
Qualcuno bussa alla porta
Ma nel gennaio 2016, i Lions di Carleton Place Robert Anderson e Roger Wills bussarono alla porta.
“OK. Ti aiuteremo a finire” dissero.
Il personale della casa Ronald McDonald aveva contattato i Lions mentre cercavano qualcuno che aiutasse la famiglia. Anche se molta gente e aziende risposero all’appello, nessuno si impegnò tanto quanto i Lions di Carleton Place, dice Jay.
“Mi ricordo che dopo che erano passati quella sera, ho avuto questa forte sensazione. Volevo conoscere i miei vicini, ed eccoli qui che offrivano il loro aiuto” continua.
Anderson, un camionista che vive a circa otto chilometri di distanza, e il Lions Norman Larche, un carpentiere in pensione, dedicarono tutti i fine settimana di quell’inverno a lavorare nella casa dei McHugh.
“Beh, sì, anche l’estate”, dice Anderson ripensandoci. “C’è voluto più di quanto pensassimo, ma non è stato un problema perché volevamo solo aiutare e fare le cose nel modo giusto”.
Circa 15 Lions di Carleton passarono un fine settimana a lavorare lasciando solo l’ossatura della casa per poi ricostruirla. Due Lions rifecero l’impianto elettrico. Altri due pensarono all’impianto di riscaldamento. Un idraulico locale donò il suo lavoro.
“Prima di tutto ciò, conoscevo solo vagamente i Lions come club che fanno volontariato” dice Jay. Non aveva la minima idea di quanto veramente cambiassero la vita delle persone.
Ritorno a casa
Il 25 luglio 2016, un anno dopo la diagnosi del figlio, i McHugh tornarono a casa con Peter.
Jay chiese ai Lions come avrebbe potuto ripagarli. “Diventa nostro socio” Anderson ricorda di avergli detto. “Aiuta qualcun altro”.
Jay divenne ufficialmente socio Lions il 1 novembre 2016 ed ora è segretario di club. Durante tutto questo vortice di eventi, non aveva mai avuto tempo di tagliarsi i capelli. Non gliene importava niente. Ma in aprile, ad un congresso distrettuale Lions a Cornwall, si rasò la testa e donò i lunghi capelli a Hair Donations Ottawa, raccogliendo oltre 4.500 dollari canadesi (3.382 USD) per il reparto oncologia dell’ospedale.
Peter ora ha 7 anni e sta bene, dice il suo papà. La famiglia McHugh è cresciuta con l’arrivo di Elizabeth, che ha un anno. Ogni primo e terzo giovedì del mese, tutti sanno che papà va alla riunione del suo Lions club.
La maggior parte dei Lions sono anziani, come accade in molti club. Jay, che ha 40 anni, capisce il perché i giovani dicono di essere troppo impegnati con il lavoro e la famiglia per aggiungere anche l’impegno con i Lions. Ma vede anche questo come il momento giusto nella sua vita per impegnarsi ad aiutare gli altri.
“Questa è l’età chiave, per come la vedo io” afferma. “Devi trascorrere del tempo con i tuoi bambini, e i Lions aiutano in un certo modo. È un’opportunità di mostrare ai tuoi figli, di metter sotto i loro occhi il valore della comunità e del volontariato.
Siamo venuti qui per cercare una comunità coesa, e siamo stati fortunati. C’è forza nel vivere in comunità. I Lions spesso non vengono riconosciuti, ma col loro impegno fanno tutto. È perché per loro aiutare è una priorità”.
Joan Cary è la assistente di redazione della Rivista LION.